Dalle prove di interculturalità di Playing Identities alle coreografie stellari di Nicola Galli, passando per la terapia di The Effect e Fuorigioco, a Sansepolcro il teatro sembra alla ricerca di una via d’uscita dalle varie contrarietà del presente.
Mentre l’Europa sembra di nuovo ammalarsi di nazionalismo, la cultura continua a generare anticorpi che viaggiano liberi oltre tutti i confini. Innumerevoli sono i centri in cui agiscono le forze risanatrici del teatro. Tra questi, Kilowatt, a Sansepolcro. Proprio qui, dunque, non poteva trovare miglior accoglienza il progetto Creative Europe ‘Playing Identities, Performing Heritage’, realizzato dall’Università di Siena, in collaborazione con le Facoltà di teatro di Cluj-Napoca e di Kent, e delle Accademie di Barcellona e di Vilnius.
Protagonisti del progetto sono stati gli allievi dei primi anni delle istituzioni partner. A loro è stato chiesto di individuare una questione cruciale della realtà di oggi, di cui avessero esperienza diretta e che offrisse potenzialità di elaborazione scenica collettiva. Un periodo di laboratori, a Siena, ha attivato il dialogo tra i partecipanti e generato le prime invenzioni creative su un palcoscenico condiviso. Nei mesi successivi questi germi si sono sviluppati con interscambi tra le varie sedi e una comunicazione multimediale aperta a tutta la rete (Panspeech).
Infine, a Kilowatt, la presentazione di quattro spettacoli. I performer catalani hanno messo in scena le dissociazioni interpersonali dei giovani di quest’epoca multimediale: i dialoghi a distanza, le solitudini, le fughe interiori, e, a contrasto, la magia del contatto fisico amoroso, alternando con abilità la mimica al canto (Disconnection).
In una delle sale affrescate del museo, la parodia della propaganda nazionalista lituana ha fatto da sipario a una realtà omofobica e razzista, svelando così una dicotomia politica e sociale, a cui il ritmo cabarettistico accostato a quello drammatico ha saputo dare un forte rilievo (Un(trapped)-Identity or death?).
Sono risuonate le voci della protesta in difesa di Rosia Montana, la zona della Romania minacciata da un progetto di sfruttamento delle miniere che sta cancellando identità e storia. E insieme a queste grida di allarme, i discorsi dei politici si sono scontrati in un agone orchestrato come un quiz televisivo (This home is not for sale).
Nel buio della sala del Circolo delle Stanze, abbiamo visto saettare le torce dei vigilantes, correre e strisciare dei corpi braccati e, a terra, un cumulo di scarpe come gettate sulla riva da un mare che tanti tentano di attraversare (Walk in my shoes).
Laura Caretti – Hystrio. Trimestrale di Teatro e Spettacolo (n. 4)