BALLETTO CIVILE – L’ALA
Progetto vincitore Creole Performance Cycle
Mostrare il mistero e le radici dell’Europa grazie ad una nuova scrittura per un’opera collettiva tra artisti di differenti paesi: questo il nostro obiettivo.
Contro un’integrazione intesa come livellante dell’identità etnica e culturale, il progetto vuole cercare un terreno comune tra culture, linguaggi e storie.
Le contraddizioni e le differenze in Europa possono raggiungere un’espressione comune, costruire un accordo?
Come è possibile dare espressione a queste voci, in nome dell’ansia, in nome della gioia, in nome dell’aspettativa, in nome della comunità che si incontra?
Fortezza Europa, Europa come il nuovo castello per la nostra creatività, l’Europa dei viaggi e della mobilità, Europa parco dei divertimenti, Europa delle soddisfazioni controllate.
La nostra proposta è quella di parlare del lavoro, di parlare di un’Europa dei lavoratori. Punto di partenza: i lavoratori.
Immaginiamo uno spettacolo come un’azione nel quale i lavoratori dello spettacolo stesso (ballerini, musicisti, macchinisti, attori, designer) creeranno realmente un oggetto sul palcoscenico.
La cooperazione che porterà alla costruzione dell’oggetto sarà lo spettacolo stesso.
Lo spettacolo è questo lavoro, il nostro lavoro sarà lo spettacolo.
Qual è il momento in cui si finisce di essere dei pezzi frammentati e si inizia ad essere animati come un corpo?
Quanto bisogna essere giovani, vergini, vitali, naïf, e forse pazzi per accettare di mescolarsi con qualcun altro in un processo inedito verso una direzione comune?
Qual è il punto in cui la vecchiaia, la fermezza e la saggezza, smette di essere un bagaglio di competenze, un lume tutelare, e si trasforma in un cinico calcolo di interesse senza alcuna capacità di mettersi in discussione?
Qual è il momento in cui iniziamo ad accettare ciò che abbiamo di fronte, non curanti di quanto mostruoso, difficile o contraddittorio possa essere, considerandolo come una delle nostre creature, e attraverso questo incontro diveniamo qualcosa di diverso?
Il nostro gruppo viene da esperienze collettive iniziate più di dieci anni fa, una ricerca nella danza basata sulle relazioni teatrali tra i corpi, per questo pensiamo che il concetto di relazione, che implica da un lato possibilità di cooperazione, ma dall’altro un accesso contraddittorio ad un mondo che è diventato rete, stia divenendo sempre più una delle questioni politiche del futuro.
Perciò vogliamo partire dal concetto di lavoro, dal lato più materiale e concreto dei processi di lavoro.
Immaginate di partire da un cantiere. Ed è così, dal nostro punto di vista, che la cultura deve apparire: un luogo di lavoro pieno di profonde e vere sinergie in cui uomini e donne, “lavoratori”, completano un’azione che conoscono, alla quale sono abituati.
Tutti cooperano nel costruire qualcosa più grande di loro, più in alto delle loro aspettative.
L’idea principale è quella di affrontare il tema del lavoro quotidiano come ciò che accade in un cantiere.
Immaginate lavoratori qualificati che costruiscono tranquillamente qualcosa che diverrà il progetto dell’oggetto scenico. Ogni volta sarà diverso, ogni volta assistiamo ad un modo differente di costruire e concepire.
I lavoratori si parlano e si scambiano opinioni mentre continuano a costruire la loro grande ALA. Un’ALA che simboleggia la possibilità di un volo che germogli dal lavoro degli uomini. Il segno prosaico della costruzione di un reale oggetto scenico ci permette di creare un’azione enigmatica carica di relazioni e raccontata attraverso dialoghi semplici, senza rimandare a testi teatrali classici. Una danza che proviene dalle azioni quotidiane di normali lavoratori. Una danza che parla di noi e della storia che stiamo vivendo.
Per quanto riguarda la coreografia immaginiamo due tipi di lavoro:
– il primo concerne la pura organizzazione la metodologia della forza lavoro, il lavoro artigianale, ciò che serve alla costruzione, come un lavoro di ingegneria;
– il secondo riguarda l’abbandono dell’attività manuale di costruzione per danzare verticalmente accanto alle persone che lavorano. Ciascuno danza e percepisce il danzare secondo il proprio background culturale. È pura danza penetratrice.
Un teatro della relazione profonda tra le creature.
Prima del buio del sipario, appena prima della fine, si compie la semplice e devota, magnifica opera d’arte.
A causa della natura del processo di creolizzazione, rintracciare a priori i codici esatti che traducono una metodologia di lavoro ed interazione può rivelarsi sterile a imporre dei limiti al nostro approccio al processo creativo. Preferiamo quindi evitare di definire il risultato codice proponendo al suo posto esempi non limitanti che possano avvicinarsi con più immediatezza alla nostra visione poetica ed al nostro immaginario. Piuttosto che offrire un pre-spettacolo strutturato, intendiamo costruire un’azione di scena attraverso gli incontri con gli artisti nelle differenti tappe dei vari paesi.
L’obiettivo di ogni tappa sarà quello di identificare un gruppo di artisti, in numero variabile, in grado di offrire nuove idee di processi, metodi di costruzione e realizzazione dell’elemento scenico centrale.
Per illustrare meglio questa premessa metodologica, immaginiamo di giungere in un luogo e di sollecitare gli artisti a pensare come disegnare l’oggetto per la scena, quale lingua dovrebbe essere usata, quali connessioni dovrebbero essere attivate per poter parlare delle loro specifiche modalità lavorative. Nel fare ciò, immaginiamo di lavorare, a seconda della situazioni, con danzatori e attori, musicisti, designer, video artisti e drammaturghi.